2005-07-22

La Destra ritrovata Valori, ideali e obiettivi concreti. Per dare voce all’Italia reale

Por Alfredo Mantovano, Gianni Alemanno, Teodoro Buontempo, Publio Fiori, Riccardo Pedrizzi y Gustavo Selva.
Publicado en el nº 94 de la revista Arbil.

Un análisis sobre el presente y el futuro de la Destra italiana


Quando, nel gennaio 1995, sotto la guida di Gianfranco Fini, a Fiuggi iniziò l’esperienza politica di Alleanza Nazionale, il bipolarismo in Italia era ai primi passi, ma era già accaduto qualcosa di importante: qualche mese prima cinque ministri espressi dal MSI e dal nucleo iniziale di AN erano entrati nel primo governo guidato da Silvio Berlusconi, rompendo una esclusione nei confronti della Destra che durava da 50 anni. Quella Destra riusciva a parlare agli italiani non più da una posizione di minoranza che appariva obbligata; quella Destra, in quanto “partito di valori”, nelle tesi fondative si ricollegava alla tradizione nazionale e cristiana, senza dimenticare di essere una comunità di donne e di uomini, prima ancora che un partito politico; quella Destra si mostrava credibile e autorevole, pronta ad affrontare sfide epocali, in una coalizione della quale era socio costitutivo.

Da quel momento molto è mutato, nel bene e nel male. Nel bene: il Centrodestra ha visto crescere i propri consensi, tanto da giungere alla chiara vittoria delle elezioni politiche del 2001; in quell’occasione la coalizione è riuscita a parlare un linguaggio unitario, presentandosi agli elettori con un programma comune; ha superato diffidenze e ostracismi nei consessi internazionali, al punto che il leader della Destra è stato “costituente europeo” ed ora è ministro degli Esteri, contribuendo a promuovere un nuovo forte protagonismo italiano nel contesto occidentale; sono stati fronteggiati senza complessi di inferiorità quei centri di potere che nel 1994 si erano impegnati per la caduta del primo governo Berlusconi. Nel male: al vertice della Destra italiana spesso la routine di governo ha fatto spendere sforzi ed energie nell’ordinaria amministrazione, appannando l'identità politica e rendendo non sempre approfondito l’approccio ai grandi temi del momento: famiglia, unità nazionale, giustizia, pensionati. Su molti argomenti Alleanza Nazionale è apparsa appiattita sugli altri alleati di governo. Si è affievolita la buona abitudine, che caratterizzava Alleanza Nazionale, di cercare luoghi di discussione politica interna per sciogliere nodi difficili. Il contatto con la base e con i quadri intermedi e la convocazione degli organi statutari si sono fatti sempre più rari, riducendo le occasioni per discutere sulle scelte della politica nazionale e creando un “deficit di democrazia interna”. Come conseguenza la Destra non è cresciuta all’interno del centrodestra, ma ha perso quasi due milioni e mezzo di voti rispetto al massimo storico del 1996.

Oggi, dopo una serie di episodi di cui la “libertà di coscienza” sul referendum per la fecondazione artificiale è l’ultimo e il più grave, la Destra italiana viene percepita come un soggetto che ha conquistato un profilo di elevata presentabilità istituzionale, ma ha indebolito fortemente la propria identità, la propria forza aggregativa e la capacità di sostenere idee e obiettivi conformi alla propria tradizione e i valori fondanti su cui ci siamo impegnati con le “Tesi di Fiuggi” e con i documenti di Verona, Napoli, Bologna e la “Carta dei Valori”.

Per questo riteniamo indispensabile:

1) Ritrovare lo slancio degli ideali. Siamo accusati dalla nostra base e dal nostro elettorato di aver perso per strada la spontaneità degli anni dell’opposizione, e con questo i riferimenti ideali. E’ evidente che vanno distinti gli ideali dalle ideologie, ma il superamento delle ideologie non vuol dire scomparsa degli ideali. Quanto è accaduto in occasione dei referendum sulla fecondazione artificiale, la grande spinta ideale e il cambiamento del quadro sociologico che ha permesso all’astensionismo attivo di raggiungere “quota 74”, la qualità del confronto sui valori che ha preceduto l’appuntamento del 12 giugno, dimostrano che nella società italiana c’è una grande sete di valori e una nuova ricerca di motivazioni ideali in sintonia con l’identità culturale propria della Destra italiana. Un così elevato rifiuto di sopprimere le parti essenziali della legge 40/2004 (una buona normativa che ha posto regole nel difficile terreno del rapporto fra tecnica, vita, salute ed etica) non può essere liquidato all’insegna del disinteresse o dell’indifferenza, nel momento in cui vi è stata una informazione massiccia sui quesiti referendari e un dibattito ampio, e non solo per addetti ai lavori: è emersa un’Italia reale e profonda, che esiste ed è diversa da quella degli anni Settanta o Ottanta. Tutto questo rende ancora più urgente un rilancio della nostra identità e una ripresa di iniziativa politica che renda Alleanza Nazionale visibile e aggregante nella società italiana. Non ipotizziamo scelte confessionali, ma – in continuità con la nostra tradizione di partito e di popolo – di promozione dei valori della persona, della comunità, del diritto naturale, della vita dal concepimento alla morte naturale, in conformità con le tesi fondanti di Fiuggi e con la “Carta dei valori”. Rivendichiamo la laicità della politica, ma intendiamo dare risposte concrete alla richiesta che con forza sale dai cittadini di coniugare la Politica con l’Etica. Un terreno sul quale, come è stato evidente in occasione dei referendum, convergono laici e anche esponenti di centrosinistra disponibili al ripensamento. Un terreno che non può non prevedere, per fare qualche esempio tra i più significativi, proprio a seguito dell’esito referendario, la prosecuzione del dibattito fra ricerca, etica e politica, per scelte legislative e di amministrazione che vengano incontro alle esigenze dei malati senza ledere la dignità di alcuno; il completamento entro la fine della legislatura del d.d.l. “Fini” sulla droga, con un nostro impulso politico serio a che sia discusso e, se possibile, approvato, contestualmente a un rilancio sul territorio delle politiche di prevenzione delle tossicodipendenze; la verifica dell’attuazione della legge “Fini Bossi”, tre anni dopo il suo varo, allo scopo di riaffermare il rigore nella lotta alla clandestinità e di rendere effettiva l’integrazione.

2) Comprendere fino in fondo chi si rappresenta: nonostante i risultati negativi delle ultime tornate elettorali, anche alla luce dei risultati referendari, permane, almeno potenzialmente, un’ampia area di consenso. Un consenso che esige da noi, con mille distinzioni da operare e con un grado di consapevolezza variabile, la vicinanza alle famiglie e alle loro esigenze di vita quotidiana, la difesa dell’identità e dell’interesse nazionale, l’impegno per una immigrazione regolare, la lotta alla droga, la vicinanza alle forze armate e alle forze dell’ordine, l’attenzione per una Europa dei popoli e non dei burocrati, la lotta al terrorismo internazionale, la meritocrazia, la competitività economica e uno sviluppo attento alla solidarietà. Il consenso potenziale verso il Centrodestra, e in particolare verso la Destra, esiste perché è radicato nel cuore e nella storia del popolo italiano. E’ un consenso che parte dai valori di fondo prima ancora che da considerazioni economiche o sociali. E’ il consenso di persone come quelle che, in silenzio, sono rimaste in fila per ore, fino a notte inoltrata, davanti all’Altare della Patria nei giorni e nelle notti successive a Nassirija, a pregare e a rendere omaggio ai Caduti, o come quelle che per più giorni hanno atteso di onorare l’eccezionale figura di Giovanni Paolo II. E’ il consenso di quella che è stata definita “la Patria ritrovata”.

3) Un rilancio economico attento al bene comune e al futuro dell’Italia: l’attenzione ai temi dei valori non significa dimenticare la questione economico-sociale che in Italia si è fatta particolarmente critica. Anzi, proprio il richiamo ai valori e all’etica del dovere può permettere una politica economica non demagogica e libera dai condizionamenti degli interessi di parte. Oggi la Destra deve richiamare tutta la politica italiana e tutte le parti sociali a una forte reazione contro il rischio del declino economico-sociale dell’Italia, con un progetto che non guardi al benessere immediato, ai condizionamenti dei poteri forti, all’acquisizione di facile consenso elettorale. Per rendere nuovamente competitiva l’economia della nostra Nazione nello scenario globale e nell’Unione Europea è necessario spirito di sacrificio, meritocrazia e concorrenza, unite a una solidarietà sociale fondata sulla responsabilità, sulla partecipazione e sulla sussidiarietà. Le logiche fondate sull’individualismo sfrenato, il consumismo, la speculazione finanziaria, vanno ribaltate con politiche di promozione dell’economia nazionale e della dignità della persona umana. E, in particolare, dalla dignità della persona umana viene l’importanza del lavoro come valore e l’impostazione della lotta alla disoccupazione non solo come necessità economica ma come principio fondamentale per la nostra comunità nazionale.

4) Una politica estera attenta ai diritti dei popoli: l’azione dell’Italia sul piano europeo ed internazionale deve focalizzarsi oltre che nel tradizionale rapporto di collaborazione politico e militare nel quadro della NATO, nelle sfide che ci provengono dal continente asiatico, dal Caucaso, dalla Cina in particolare, dalla crisi dell’UE e dagli irrisolti problemi dell’Iran e del Medio Oriente. In Asia come in Medio Oriente non ci sarà pace e miglioramento delle condizioni di vita senza il rispetto dei diritti umani, e senza la nascita di sistemi politici liberamente espressi dai popoli. L’Unione Europea resta per AN una scelta irreversibile nella quale però la sola crescita economica e il solo allargamento non possono realizzare l’idea dell’Europa unita perché i popoli si riconoscono nei programmi e nelle istituzioni comunitarie e nazionali che le guidano. Nuova Costituzione europea ed allargamento sono credibili e validi se approvate dai popoli, specie se riusciremo a recuperare, e su questo ci sentiamo impegnati, il riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa.

5) Un Centrodestra che non diventi un Centro soltanto tecnocratico: è necessario subordinare la completa realizzazione di un soggetto unico del Centrodestra alla riaffermazione dell’identità di AN. Questo per evitare che, nel futuro dell’Italia, l’alternativa alla Sinistra venga rappresentata da un Centro moderato, di ispirazione tecnocratica, privo di un forte ancoraggio nell’identità e nei valori del nostro popolo. Parallelamente al lavoro per la formazione politica unitaria, che secondo i progetti di Berlusconi nascerà dopo le elezioni del 2006, Alleanza Nazionale deve essere rilanciata nei suoi progetti, nella sua organizzazione e nei suoi valori. Qualunque sia il futuro organizzativo e politico del centrodestra, vogliamo che in esso incidano in modo sempre più chiaro i valori di Alleanza Nazionale raccolti nelle “Tesi di Fiuggi”.

Il futuro della Destra italiana dipende dalla capacità della sua classe dirigente di cogliere l’occasione storica, oggi finalmente reale, di saldare la propria azione al consenso che le è stato rivolto, cogliendone fino in fondo il significato e dando seguito alle esigenze che in esso sono state sintetizzate. Anche nel caso di formazione di un soggetto unitario di centrodestra si impone un ripensamento della forma partito: è necessaria una realtà ben organizzata, che fra un turno elettorale e l'altro si rapporti con tutte le articolazioni della realtà sociale e si sforzi di comprenderle. Che veicoli la propria cultura politica ai militanti, con una adeguata formazione, e la diffonda nel corpo sociale. Che abbia come contenuti pochi capisaldi, attorno ai quali far ruotare le scelte quotidiane, nei vari livelli istituzionali, dal Parlamento europeo a quello italiano, dalle amministrazioni centrali a quelle periferiche, dalle Regioni agli enti territoriali.

Chiediamo una nuova grande “Conferenza programmatica” per il rilancio dell’identità e dei progetti di Alleanza Nazionale, un evento che sia di richiamo e di riaffermazione non retorica del nostro patrimonio ideale e, al tempo stesso, di seria e concreta organizzazione per contribuire alla vittoria del Centrodestra nelle prossime elezioni politiche.